A cura di: Redazione Fiscalrevisione
La nomina del revisore legale o dell’organo di controllo in una S.r.l. è prevista dall’art. 2477 c.c. al superamento di specifiche soglie dimensionali o in altri casi obbligatori. Una volta nominato, il tema centrale diventa la determinazione del compenso, aspetto che incide non solo sugli equilibri economici della società, ma anche sulla qualità e indipendenza della revisione.
Quadro normativo di riferimento
Secondo l’art. 10 del D.Lgs. 39/2010, il compenso:
▪deve essere fissato al momento della nomina;
▪deve essere adeguato alla natura, complessità e durata dell’incarico;
▪non può essere variabile in base ai risultati della società.
La competenza spetta all’assemblea dei soci, che delibera contestualmente alla nomina. Il compenso resta vincolante per tutta la durata dell’incarico, salvo variazioni eccezionali.
Criteri di determinazione
Il compenso va calcolato in modo trasparente e documentabile, considerando:
▪dimensioni aziendali (fatturato, attivo, personale);
▪complessità organizzativa e contabile;
▪settore di attività e rischi specifici;
▪numero di sedi operative;
▪ore di lavoro stimate, differenziate per livello professionale (partner, collaboratori).
Il metodo più diffuso è il time based, che parte anche dalla stima delle ore necessarie e le moltiplica per le tariffe professionali.
Indipendenza e congruità
Il compenso non è un mero dato economico: un importo incongruo mette a rischio l’indipendenza e la qualità della revisione. Sono da escludere:
▪compensi troppo bassi, che limitano il tempo dedicato;
▪compensi legati a utili o performance della società;
▪accordi economici non formalizzati dall’assemblea.
Il revisore deve rifiutare incarichi che non garantiscano risorse adeguate per rispettare i principi professionali.
Conclusioni
La determinazione del compenso del revisore quale organo di controllo di una S.r.l. rappresenta un momento di equilibrio tra interessi diversi: da un lato, la società che desidera contenere i costi di governance; dall’altro, il professionista che deve poter disporre delle risorse necessarie per garantire un’attività di revisione completa, indipendente e conforme agli standard normativi.
Un compenso eccessivamente basso rischia di svilire il ruolo del revisore, riducendo il tempo e le energie che questi può dedicare alle verifiche, con conseguenze dirette sulla qualità del bilancio e sulla credibilità della società nei confronti di banche, investitori e fornitori. All’opposto, un compenso sproporzionatamente elevato non trova giustificazione e può essere percepito come un costo non giustificato dalla dimensione e dalla complessità aziendale
È dunque necessario adottare un approccio metodico e trasparente, basato su parametri oggettivi quali dimensioni, rischio, organizzazione e ore di lavoro. In questo modo, la deliberazione assembleare diventa non solo un atto formale, ma un vero e proprio strumento di buona governance societaria.
Va ricordato che la congruità del compenso non riguarda soltanto l’aspetto contrattuale tra società e revisore, ma si riflette anche sul rispetto delle regole deontologiche e sul principio di interesse pubblico che permea la revisione legale: l’attività del revisore non serve esclusivamente ai soci, ma all’intero sistema economico, garantendo trasparenza e affidabilità delle informazioni contabili.
In conclusione, il compenso del revisore non è un semplice prezzo da contrattare, bensì una leva di qualità e fiducia. Una determinazione corretta ed equilibrata rappresenta il presupposto per un controllo efficace, indipendente e utile non solo alla società, ma anche a tutto l’ecosistema che da essa dipende.