A cura di: Dr.ssa Elisa Calabria – Team Leader Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta – Dr.ssa Commercialista e Revisore Legale
Premessa
Non è raro che venga chiesto ad un Revisore Legale di effettuare una Due Diligence fiscale e contabile avente ad oggetto una realtà con l’obiettivo poi di acquisirla.
Questo perché la Due Diligence è costituita da un insieme di analisi aventi per oggetto una società o un’azienda con lo scopo di evidenziare rischi ed opportunità legati alla transazione svolte da un soggetto terzo e indipendente, e tale attività rientra in maniera naturale nell’alveo di prestazioni professionali che il Revisore può svolgere.
Può quindi essere definito come un processo volto ad agevolare l’assunzione di decisioni informate circa un’opportunità di investimento, minimizzando in tal modo la probabilità di errore e massimizzando il probabile ritorno dell’operazione.
In senso generale, gli scopi primari del procedimento sono da ricercarsi, innanzitutto, nell’individuazione e nell’analisi dei profili di rischio della società target e dei suoi fattori di forza e di debolezza, tali da consigliarne o meno la stessa acquisizione.
Secondariamente, le procedure di verifica saranno mirate a conoscere la reale consistenza patrimoniale-reddituale, attuale nonché potenziale, della target al fine di poter effettuare nella migliore posizione possibile la propria offerta.
L’approccio
Il corretto svolgimento di una Due Diligence richiede un’attenzione meticolosa (l’espressione, infatti, può essere tradotta con “dovuta diligenza”) ma al contempo un approccio proattivo, in modo da riuscire ad evidenziare le aree di criticità di un’operazione, ma al contempo fornire all’imprenditore degli spunti utili per renderla fattibile riducendo al minimo i rischi che ne potrebbero derivare.
È necessaria quindi una particolare attenzione da parte del professionista che la esegue: il Revisore nell’analizzare con spirito critico le informazioni deve avere sempre presente lo scopo del lavoro e le necessità del cliente.
Il revisore deve saper gestire da un lato, il desiderio di chiudere velocemente una transazione da parte del committente e la possibilità di raggiungere un obiettivo prefissato in uno specifico piano di crescita industriale (che possono portare a sottovalutare determinati profili problematici emersi in sede di controllo) e dall’altro lo svolgimento dell’incarico in ottica di ragionevole prudenza con ottica critica e analitica.
Può infatti essere semplice, né piacevole evidenziare delle criticità che potrebbero pregiudicare la bontà dell’investimento ovvero di incidere sulla possibilità di prosecuzione del business; nonostante tutto ciò, l’esecutore della procedura deve sforzarsi di evidenziare con il dovuto risalto dette rilevanti criticità, insieme con i suggerimenti per cercare di ridurre al minimo i rischi che ne potrebbero derivare.
Le fasi di svolgimento dell’incarico
La Due Diligence può collocarsi in tre diversi momenti del processo di acquisizione:
Nella prassi possiamo distinguere tra:
Viene da sé come il Revisore, nell’espletamento dell’incarico possa appoggiarsi anche a consulente di professionisti terzi, soprattutto per quanto riguarda l’area legale e giuslavorista e dei rapporti di lavoro dipendente.
Il processo di due diligence prevede tre fasi principali:
Naturalmente non esiste uno schema “base di riferimento” per lo svolgimento di questo tipo di incarico: generalmente l’ampiezza delle verifiche viene definita direttamente con il cliente. È il cliente che definisce quale è l’errore che può tollerare ed il rischio che si può accollare e, insieme al Professionista, definire la materialità da prendere come riferimento per la profondità delle analisi.
Esistono comunque alcune verifiche che devono essere svolte necessariamente quali:
In genere le check list di una Due Diligence contabile e fiscale si compongono dei seguenti elementi principali:
Inoltre, per i profili di rischio non circoscrivibili prima del closing, si rilasciano dichiarazioni e garanzie reciproche, le c.d. “representations and warranties”, con apposite clausole contrattuali volte a garantire principalmente l’acquirente, rispetto a determinati rapporti giuridici ed all’assenza di passività non dichiarate dal venditore.
Il Report
Premesso che durante lo svolgimento dell’incarico il cliente dovrà comunque essere tenuto informato sulla evoluzione dello stesso in quanto eventuali problematiche significative potrebbero determinare cambiamenti sulle decisioni o nelle trattative in corso, il report sull’attività svolta normalmente include:
Il Due Diligence report costituirà una delle basi fondamentali prima per la valutazione della convenienza e dei rischi dell’operazione, e successivamente per la trattativa.
Solitamente il report è strutturato seguendo l’ordine contenuto nella check-list con le quali si è strutturata l’attività, mantenendo l’identica suddivisione per aree di indagine e l’analitica elencazione dei documenti esaminati e del personale ascoltato nel corso delle indagini e la descrizione dell’esito delle stesse.
Sulla base delle risultanze del Report della Due Diligence, il perfezionamento dell’operazione, il “closing”, ovvero l’esecuzione degli atti che determinano l’effettivo passaggio della proprietà della azienda o società target, viene generalmente subordinato all’esatto adempimento di una serie di attività a carico del venditore ed all’avverarsi di determinate condizioni, finalizzate a ridurre e/o eliminare i rischi e le incertezze dell’operazione.