Le Tecniche di Campionamento nella Revisione Legale dei Conti

Pubblicato il: 21/10/2025 – 8:00

A cura di: Redazione Fiscalrevisione

Nel contesto della revisione legale dei conti, il revisore è chiamato a esprimere un giudizio professionale sul bilancio nel suo complesso, basandosi su evidenze sufficienti e appropriate. Tuttavia, raramente è possibile e soprattutto efficiente esaminare tutte le transazioni o tutti i saldi di conto.

È qui che entra in gioco il campionamento, uno strumento essenziale che consente al revisore di ottenere una base ragionevole per le proprie conclusioni senza dover analizzare l’intera popolazione dei dati contabili.

Il campionamento di revisione è, dunque, la selezione e la valutazione di una parte rappresentativa delle operazioni o degli elementi di un bilancio, al fine di trarre conclusioni valide per l’intera popolazione.

L’obiettivo è quello di ridurre il rischio di revisione a un livello accettabile, bilanciando efficacia del controllo e efficienza del lavoro.

Il riferimento normativo: ISA Italia 530

Il Principio ISA Italia 530 “Campionamento di revisione” stabilisce che il revisore deve:

  • definire l’obiettivo del test;
  • individuare la popolazione e le unità di campionamento;
  • determinare la dimensione del campione in base a rischio, materialità e attese di errore;
  • selezionare elementi in modo rappresentativo;
  • valutare i risultati e trarre conclusioni valide per l’intera popolazione.

Tecniche di campionamento 

Campionamento statistico

Basato su tecniche probabilistiche, consente di quantificare il rischio di campionamento e di proiettare gli errori in modo oggettivo.

Esempi:

  • Campionamento casuale semplice (ogni elemento ha uguale probabilità di scelta);
  • Campionamento sistematico (si seleziona ogni n-esimo elemento);
  • Proporzionale al valore monetario delle voci.

Campionamento non statistico

Si basa sul giudizio professionale del revisore, che sceglie gli elementi in funzione di importanza o rischio.

Esempi:

  • selezione delle voci sopra una soglia di materialità;
  • analisi mirata di operazioni anomale o a rischio.

È più semplice e diffuso nelle PMI, ma non consente di misurare con precisione il rischio di campionamento.

I rischi del campionamento

Ogni campionamento comporta due tipi di rischio:

Rischio di campionamento: il campione non è rappresentativo, e porta a conclusioni errate.

Rischio non di campionamento: errori di giudizio, scelta errata delle procedure o interpretazione sbagliata dei risultati.

Una pianificazione accurata e la supervisione del lavoro riducono entrambi i rischi.

Quanto grande deve essere un campione

La dimensione del campione dipende da:

  • livello di rischio accettabile (più basso – campione più grande);
  • materialità (più alta – campione più piccolo);
  • atteso tasso di errore (più alto – campione più grande);
  • qualità dei controlli interni (più affidabili – campione più piccolo);
  • omogeneità della popolazione.

Nelle PMI, un approccio pratico può prevedere la verifica del 10–15% delle operazioni più significative, integrata da test mirati sulle aree a rischio.

Conclusioni

Il campionamento rappresenta uno dei pilastri fondamentali della revisione legale: una tecnica che consente al revisore di formarsi un giudizio attendibile sul bilancio, ottimizzando tempi e risorse, ma soprattutto mantenendo il giusto equilibrio tra rigore tecnico e professionalità del giudizio.

Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente complessità dei sistemi contabili e dalla digitalizzazione dei processi aziendali, il campionamento non è più un semplice strumento operativo, ma una vera e propria strategia di revisione basata sul rischio.

La selezione del campione, infatti, non si limita a una scelta numerica, bensì riflette la valutazione complessiva del revisore sulla struttura aziendale, sui controlli interni e sulla probabilità che si verifichino errori significativi.

Un campionamento ben progettato permette di:

  • concentrare le verifiche sulle aree più esposte a rischio,
  • garantire un livello di sicurezza ragionevole,
  • fornire evidenze coerenti con il principio di proporzionalità tra rischio e lavoro svolto,
  • dimostrare la qualità e la razionalità del giudizio professionale.

Al contrario, un campione inadeguato, privo di logica o non documentato, può compromettere la credibilità dell’intera revisione, esponendo il revisore a rischi di responsabilità professionale e sanzioni.

È per questo che la documentazione del processo di campionamento, criteri adottati, motivazioni, risultati e conclusioni, è parte integrante della carta di lavoro e rappresenta un elemento di trasparenza nei confronti di organi di controllo e autorità di vigilanza.

In definitiva, il campionamento nella revisione legale è un atto di equilibrio:

tra quantità e qualità, tra tecnologia e giudizio, tra efficienza e affidabilità.

La sua efficacia non dipende tanto dal numero di elementi verificati, quanto dalla capacità del revisore di interpretare i dati, valutare i rischi e trarre conclusioni coerenti e documentate.

In questo senso, il campionamento non è soltanto una tecnica di controllo: è l’espressione più autentica della professionalità, indipendenza e responsabilità del revisore legale.

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