Una delle voci a più alto rischio intrinseco nell’ambito della revisione del bilancio è sicuramente questa. Il presente contributo individua alcuni dei principali controlli che devono essere svolti dal revisore per verificare la correttezza dell’imputazione.
Le immobilizzazioni immateriali in bilancio si possono suddividere in tre macro categorie: oneri pluriennali, beni immateriali e avviamento. Tale area del bilancio, quando di importo rilevante, risulta particolarmente rischiosa in considerazione della soggettività che ne caratterizza i processi valutativi.
A livello di sistema di controllo interno, capita spesso che nelle piccole e medie imprese le verifiche su questo specifico tema siano scarse se non assenti. Il revisore pertanto, in fase interim, deve verificare la documentazione che provi la natura degli intangibles, così come la loro valorizzazione e l’effettivo titolo di proprietà. In questa fase è quindi compito del revisore, tra gli altri, verificare l’eventuale approvazione di preventivi di spesa sul tema, nonché comparare tali preventivi con i consuntivi. Sarà inoltre richiesto al revisore di verificare l’effettivo pagamento delle fatture in subordine all’autorizzazione per effettuare la spesa.
Spostandoci sui test di sostanza, i controlli sono principalmente focalizzati da un lato nell’esaminare i movimenti di periodo (partendo dai saldi iniziali se si tratta del primo anno), ma anche sulla verifica della presenza dei requisiti per mantenere il valore residuo iscritto nell’attivo.
Focalizzandoci sulla corretta iscrizione di tali poste, sarà necessario che il revisore per i costi pluriennali ne verifichi in primis l’utilità pluriennale, nonché, se esistente, che sia stato espresso il consenso dall’organo adibito alla vigilanza. Si precisa che nelle PMI in forma di Srl la figura dell’organo di controllo potrebbe esaurirsi in quella del revisore unico, oppure che lo stesso collegio sindacale, se presente, può essere chiamato a svolgere la REVISIONE LEGALE. Il revisore deve anche verificare che sia rispettata la previsione di cui all’art. 2426, c. 1, n. 5, in base al quale finché l’ammortamento di tali poste non è completato, possono essere distribuiti dividendi soltanto fino a che non vi siano riserve disponibili tali da coprire la parte di costo non ammortizzata. Discorso analogo deve essere effettuato per l’avviamento, in quanto anche tale posta richiede il consenso di chi svolge attività di vigilanza. In questo caso però il revisore dovrà anche verificare che tale posta sia frutto di avviamento acquisito a titolo oneroso e che si sostanzi in una reale capacità dell’impresa a produrre una maggiore ricchezza. Per entrambe le poste, il revisore deve verificare che gli amministratori abbiano redatto budget o piani previsionali attendibili, in quanto tali documenti sono indispensabili per verificarne la sostenibilità all’interno dello stato patrimoniale. Nel caso in cui, a seguito di difficoltà nell’andamento, non vi fosse la ragionevole certezza del loro valore d’uso, tali valori devo essere svalutati (capacità di ammortamento).
Soffermandosi un attimo sulle spese di sviluppo, è importante verificare che si riferiscano a singoli progetti e che l’impresa sia in condizione di portare tali progetti a compimento. Oltre a ciò, l’importo iscritto non può essere superiore all’ammontare dei benefici attesi nel periodo di vita utile stimata. La verifica degli oneri pluriennali diventa più rilevante nel momento in cui l’impresa inizia a presentare uno squilibrio nella gestione. In tale circostanza infatti gli amministratori, al fine di limitare le perdite, potrebbero essere orientati a capitalizzare in modo inappropriato costi poco pertinenti.
Pubblicato il: 2019-07-23 16:53:15